COLLI

Colli di Monte Bove (AQ.), il Secolo Scorso

image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
Visualizzazione post con etichetta San Berardo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta San Berardo. Mostra tutti i post

A Poitiers si celebra l'arte di governo di Berardo

Gli atti del colloquio di Poitiers 
La nuova Arte di Governo della chiesa di Berardo è stata al centro di un colloquio a Poitiers (Francia) nel mese di settembre 2008 con una comunicazione dello storico francese Jacques Dalarun, specialista della santità medievale.
In questo brillante saggio, l'eminente medievista anima il dossier di Berardo rintracciando attraverso varie fonti ma, seguendo principalmente la lezione dell'agiografia di Giovanni di Segni, il suo Cursus per poi soffermarsi sugli studi intrapresi presso il Capitolo di Santa Sabina ed al monastero benedettino di Montecassino. Segue un'attenta analisi delle strategie di potere polimorfe promosse dalla famiglia comitale dei Marsi, in un'epoca in cui era in atto uno scontro titanico tra il Papa e l'Imperatore per la supremazia temporale.
Il saggio di Dalarun in Italiano
Il capitolo più interessante è tuttavia dedicato al Berardo "ardente riformatore gregoriano": è mirabilmente delineata l'energica azione del vescovo dei Marsi per restaurare la disciplina della comunità dei canonici di Santa Sabina ma, è anche esaltata la straordinaria novità che rappresentò la nuova arte di governo di Berardo verso i propri fedeli e segnatamente con l'attenzione per i più deboli e i più bisognosi. Per far questo Berardo diede di nuovo senso a vecchie parole che avevano perso significato, proteggendo "tutti ed ognuno."
Assolutamente innovativa è l'indagine sulla caotica gestione della pratica di canonizzazione del defunto vescovo; sui tentativi di far fallire la Riforma e di svilire la produzione dei prodigi. Jacques Dalarun ci restituisce le aporie della Storia ridestandoci da quella soporifera illegibilità in cui ci avevano immerso le varie Vite lenificanti prodotte dalla storiografia locale su Berardo sin dal XVII secolo, ad opera soprattutto di chierici.
L'essenza di questa comunicazione, ampliata e ulteriormente approfondita, fu la traccia che il professore Jacques Dalarun seguì nella lectio magistralis che tenne a Carsoli il 30 Aprile 2010 su Berardo.
Il testo è stato, altresì, valorizzato nel volume Bérard des Marses (1080-1130): un éveque exemplaire, pubblicato nel 2013 dall'Università Sorbona di Parigi e nello studio dedicato alla ricostruzione filologica della leggenda, curato sempre dallo storico francese, per la Société des Bollandistes di Bruxelles.

Due fonti su Berardo all'Archivio Vescovile

La prima edizione stampata della Vita
La traduzione italiana dello Studio




















L'edizione francese dello Studio
Al termine della chiusura estiva dell'Archivio Vescovile di Avezzano, sarà possibile consultare due nuove fonti sulla Vita di Berardo. Si tratta della prima edizione stampata in latino della Vita redatta da Giovanni di Segni, nell'Italia Sacra di Federico Ughelli, sezione dedicata ai Vescovi Marsicani e curata da Nicola Coleti. Il volume è corredato da una copertina raffigurante il portale di Santa Sabina di Civitas Marsorum, l'odierna San Benedetto dei Marsi.
L'altra fonte  reperibile è il testo francese ed italiano dello studio che Pierre Toubert effettuò sulla Vita di Berardo nel primo Tomo della monumentale opera Les structures du Latium medieval..., e che ha vigorosamente proiettato la figura del vescovo dei Marsi nel vasto dibattito storiografico internazionale. Le due copertine dei volumi raffigurano dei dipinti che si trovano nel nostro paese e la scelta delle referenze iconografiche è stata fatta nell'intento di stimolare la curiosità dei ricercatori futuri a visitare Colli.

Conferme sulla Virilassi della Vita di Berardo

L'Anfiteatro di Virilassi
Paolo Emilio Capaldi
Ricercatore e Storico

Nella Vita del Beato Berardo scritta da Giovanni di Segni, ricostruita di recente ed editata in francese e in latino dal prof. Jacques Dalarun, sono presenti più di cinquanta toponimi di località di epoca romana, per lo più collocati nella Marsica e nell’Abruzzo centrale, dove Berardo operò prodigi e dispiegò il suo pastorato, inaugurando una nuova arte di governo della Chiesa, incarnando un modello vescovile tipicamente Gregoriano.
Alcune di queste città romane vennero individuate attraverso un’appassionante avventura culturale che vide coinvolti alcuni cultori di storia locale, collaboratori della rivista di studi e ricerche Aequa; per altre si suggerirono delle ipotesi di lavoro: tra queste vi era Virilassi, prospettando che potesse trattarsi di un insediamento antropico prossimo a Civitas Marsorum, l’odierna San Benedetto dei Marsi, caratterizzato dalla presenza di un anfiteatro. Il reperimento di alcune fonti documentali confortano l’ipotesi formulata e l’enigma della Virilassi romana può, quindi, considerarsi risolto.
Nella propria tesi di laurea Fernique E., De Regione Marsorum. Thesim proponebat Facultati Litterarum Parisiensi, Lutetiae Parisiorum, Apud E. Thorin Bibliopolam et Editorem, mdccclxxx, pp. 74-80, scrive: Fuori delle mura, verso settentrione, vi sono ruderi di un anfiteatro; esso era lungo circa sessantacinque passi (m. 95), largo cinquantuno (m. 75); si può ancora vedere una porta, ma l’arena, a poco a poco, è stata ricoperta di terra né ormai si vedono vestigia di sedili”.
Nel secolo scorso, il direttore dell’Ufficio Tecnico del comune di Avezzano Loreto Orlandi, ispirandosi ampiamente alla Relazione del 15 maggio 1891 all’onorevole Commissione conservatrice di monumenti, di antichità e belle arti, della provincia dell’Aquila, sugli avanzi dell’antica Marruvio ne’ Marsi di Francesco Lolli (in Jetti G., La Marsica in due secoli, tra intellettuali, sovversivi e latifondisti, con una silloge di documenti inediti e rari, Avezzano, Ed. Kirke, 2012, pp. 69-96), pubblicò un prezioso volume (Orlandi L., I Marsi e l’origine di Avezzano, Napoli, Loffredo Editore, 1967, pp. 5-6. Le notizie sono state ricavate nella “nota biografica” di Palanza U. M.) con una descrizione dell’Anfiteatro ancora più accurata: Il solo resto visibile di fabbrica è un quarto del
Ipotesi della forma
architettonica del'Anfiteatro
perimetro ellittico, compreso fra l’estremità sud dell’asse maggiore e l’estremità est del minore, presso cui si nota una cella con parete frontale di m. 1,80 e lati di m. 2,00 con rivestimento a grossolano reticolo.
All’estremità sud dell’asse maggiore emerge dalla fossa una volta a botte a forma di androne con corda di m. 3,50 e freccia di m. 0,90 nella parte emergente sul rinterrato fossato.
Esternamente all’arco di fabbrica ellittico, a partire dall’estremità est dell’asse minore, si veggono a fior di terra cinque pilastri convergenti al centro dell’elissi, equidistanti fra loro di m. 4,00 e ciascuno largo m. 0,70 e lungo m. 2,50, La loro giacitura fa congetturare che appartenevano al porticato esteriore ed agli androni che se ne dipartivano, dando ingresso al vomitorio ed all’arena.
La presenza dei cinque pilastri esterni permette di ricostruire nelle sue proporzioni l’intero anfiteatro.
Aggiunti circa tre metri della lunghezza dei pilastri alle quattro estremità degli assi sopra misurati, si ha l’asse maggiore di m. 98,00 e quello minore di m. 82,00 e dando questi diametri una elisse perfetta, è da ritenere che tale calcolo sia esatto.
Facendo la proporzione tra queste misure e quelle dell’anfiteatro Flavio, che ha l’asse maggiore di m. 187,00 ed il minore di m. 155 e nell’arena rispettivamente di m. 85 e 53, nonché l’altezza totale di m. 49, risulta che gli assi dell’arena dell’anfiteatro di Marruvio sarebbero stati rispettivamente di m. 52 e m. 36, cosicché questo era grande oltre la metà del Colosseo.
È così sempre con tale confronto l’altezza totale dell’edificio deve calcolarsi a circa m. 25,00, che permette tre ordini di arcate sovrapposte e la capienza ragguagliata fra i trenta ed i trentacinquemila spettatori, che se può sembrare eccessiva in una città compresa nel perimetro di tre chilometri, non parrà più tale se si tien conto che agli spettacoli dovevano accorrere abitanti di tutta la Marsica e dei paesi finitimi.
Considerando infine che una ellisse con i diametri di metri 98 e 82 dà luogo a sessanta archi di m. 4,00 di luce impostati su pilastri spessi m. 0,70, dei quali archi quattro in corrispondenza delle testate degli assi rimanendone da questi intersecati giusto nel mezzo, possiamo ricostruirci l’aspetto dell’anfiteatro di Marruvio con tre ordini di arcate e con sessanta archi per ognuno”.

Marruvium o Civitas Marsorum
odierna San Benedetto dei Marsi
Per approfondire la ricerca a questo collegamento ipertestuale potrete trovare il saggio completo di Paolo Emilio Capaldi. Qui,invece, la relazione integrale di Francesco Lolli.






Utili consigli restati inascoltati

I "desiderata" del vescovo De Giacomo
Nell'imminenza di una seconda campagna di campionatura degli affreschi presenti nella chiesa di S. Berardo, che sembra si stia concretizzando attraverso una partnership pubblico/privato, ci è apparso interessante pubblicare queste note, vergate da don Paolo Panegrossi, che esplicitano le osservazioni sulla chiesa dedicata al nostro Patrono, del vescovo De Giacomo, in occasione della visita pastorale del 14 e 15 Maggio 1872 a Colli.
La prima informazione preziosa di questo documento è che i temi sviluppati nella narrazione pittorica della chiesa sono numerosi, perché si prescrive di "...rinnovarsi le iscrizioni quasi cancellate che sono intorno a varie figure." Questa eventualità sembra assumere ancora maggiore certezza nel paragrafo successivo quando si consiglia l'allargamento delle due finestre che insistono sulla parete sud per dare maggiore luce alla chiesa ma, si prescrive "...facendo gli sfondi al di fuori"; suggerimento formulato nella chiara intenzione di non arrecare danni eccessivi agli affreschi interni. Tutt'altre esigenze sembrano, invece, privilegiare i curatori postmoderni dell'edificio sacro che lo gravano di pesanti interventi (forature delle pareti) per esporre paramenti sacri, organigrammi della Confraternita, che potrebbero avere una collocazione più consona nella sagrestia posta dietro l'altare principale, riducendo così il rischio di danno antropico agli affreschi sottostanti.
Le mutilazioni della Conversione
Il Monsignore restò inascoltato anche sul divieto di costruire un "...finestrone tondo sulla porta", che di recente è stato provvisto di vetri multicolori, ad effetti cromatici sgradevoli e, completamente avulsi dalle linee architettoniche di costruzione dell'edificio sacro, risalente almeno al XIV secolo: si conferma l'ossimoro: "il miglior modo di distruggere è costruire."
La parete sud della chiesa di S. Berardo

Singolare Agorà a Colli nel Seicento

La pagina iniziale dell'Antica Scrittura
La copia di un'antica scrittura, conservata sino a metà del secolo scorso nell'Archivio Parrocchiale di Colli, ci rapporta una singolare adunanza di alcuni cittadini del nostro paese, il "12 di Gennaro 1657", per decidere se aderire ad una nuova proposta di cessione di beni per ottenere la celebrazione di una messa a suffragio perenne alla morte di Pietro Paolo di Camillo, il giovedì di ogni settimana, nella chiesa di S, Berardo.
La riunione ha luogo "nella solita stanza della Comunità" alla presenza del Camerlengo (in epoca medievale era il tesoriere del Re) Giò Francesco Simeoni e dei Massari,  verte sull'integrazione di beni da concedere in aggiunta a quelli già trasferiti all'Università di Colli con un precedente contratto (il termine Università non va inteso nell'accezione moderna ma nel significato storico del tempo, come sinonimo di Comune), per ottenere il privilegio religioso. Oltre ai sei ducati di Regno e ducati "tre per 3° per ciascun anno durante sua vita", concessi nel negozio precedente, venivano aggiunti ducati centoventi in "beni stabili" (i beni immobiliari attuali) alla morte dell'attore, Nella nuova convenzione vengono devoluti all'Università di Colli anche alcuni terreni, dall'ubicazione dei quali si può presumere, che il di Camillo non fosse un cittadino di Colli ma di Carsoli o di Roccaccerro: uno di essi confina con "l'ospedale", verosimilmente, si tratta dell'ospedale per i poveri che esisteva a Carsoli nell'area che oggi insiste intorno al ponte in pietra sulla Valeria in direzione di Colli ed a fianco del quale nel Settecento una cittadina del nostro paese farà edificare la chiesa di S. Antonio Abate; un altro è situato "nel Prato alle Prata della Roccha di Cerro con l'alberi." L'atto conclusivo è firmato ed approvato, edittalmente, da tutti i cittadini presenti.
Regolamento del 1857
Pur in presenza di una Confraternita di S. Berardo (attestata dalla visita pastorale del vescovo dei Marsi del 1623 a Colli), i beni furono devoluti ad una entità, il Comune, a priori laica e per una finalità oltremondana. Il documento che pubblichiamo ci fa comprendere le diverse fasi storiche che ha attraversato questa gloriosa istituzione della Confraternita di S. Berardo: nel Seicento completamente asservita al potere temporale; nell'Ottocento subordinata all'autorità religiosa; in epoca contemporanea, formalmente ancora soggetta al potere della Chiesa, ma nella realtà utilizzata per riconvertirsi nel mercato politico e per entrare a far parte del notabilato locale egemonico, rissoso nel suo interno, mosso soltanto dal "familismo amorale" e da strategie di affermazione sociale.

L' ...oscuramento degli affreschi di S. Berardo

La conversione del bravo De Ambrosio
In una nota manoscritta del dr. Giuseppe Mantica, (1909-1970) si trova la soluzione dell'enigma di quando furono ricoperti gli affreschi che lo scorso anno sono stati riportati alla luce nella chiesa di San Berardo.
L'illustre cultore d'arte raccolse la testimonianza di Vittorio Di Giacomo (1917-2005) che fornì una descrizione minuziosa dell'opera pittorica: "...stava inginocchiato davanti ad un crocefisso. Egli chiedeva il perdono per le sue bravate e il crocefisso è rappresentato con la testa piegata in segno di assenso. Il Barnabei aveva i capelli lunghi, colletto arricciato, polso ricamato, pantaloni in nero aderenti, scarpe con fibbia."
Una ricordo cosi vivo e preciso (era inaridito solo sul colore dei pantaloni) si ha dopo una lunga contemplazione dell'opera; è quindi altamente probabile che il magnifico affresco sia stato ricoperto nel 1933 (quando Vittorio aveva 16 anni, quindi è stato visibile per 308 anni) dal ...Braghettone locale, Francesco Corradino che, come hanno dimostrato i vari saggi esperiti sulla chiesa lo scorso anno, coadiuvato dai suoi assistenti Salvadei Andrea e Gervasi Luigino, si è cimentato in quest'opera di ricopertura degli affreschi in molte parti dell'edificio sacro.
La ...firma del... Braghettone Corradino
E' quindi praticamente certo che sino a quella data i collesi abbiano potuto ammirare quella magnifica rappresentazione che, dal 2015, si può nuovamente apprezzare in tutto il suo splendore, nella chiesa di San Berardo, per la solerte attenzione che il Presidente dell'Amministrazione Separata dei beni Civici Mario Dionisi, rivolge al patrimonio artistico di Colli.
Vittorio di Giacomo confida, inoltre, altri particolari coloriti ed inediti sulla figura di Fabrizio de Ambrosio (alias Barnabei): sembra che fosse un provetto lanciatore del giavellotto e che riuscisse a scagliare l'attrezzo oltre il campanile della chiesa di San Nicola di Bari. Sapeva anche maneggiare con destrezza il pugnale perché spesso si recava nei paesi vicini a sfidare a duello i cittadini del luogo nel corso delle feste patronali. Questa attitudine gli aveva procurato una fama di ...guastafeste.
Ringrazio i fratelli Mantica, ed in particolare Marcello, che mi hanno voluto conferire la copia fotostatica degli appunti che il loro compianto papà aveva raccolto su Colli, forse con il proposito di scriverne una storia, che sono una miniera di notizie interessanti sul nostro paese.

Ritrovata la "Virilassi" della vita di Berardo

Vista dell'anfiteatro romano a San Benedetto dei Marsi
Nel descrivere il miracolo dei grani nell'agiografia di Berardo, Giovanni Di Segni, fornisce questa risposta a Berardo che gli chiedeva se c'era ancora un pò di grano da dare alle due nobili donne che non ne avevano più: "Dio sa che quei due poveri -che ci asteniamo dal nominare per non fare vergogna ai loro figli- che abitano vicino a qui nel luogo chiamato Virilassi..."
Nel ricostruire la leggenda di Berardo, il professore Jacques Dalarun, che poi pubblicò, in francese, nelle Publications de la Sorbonne e, nella versione latina, con un'ampia ricostruzione filologica, presso la Société des Bollandistes di Bruxelles, non riusciva ad individuare questa località "Virilassi". Un'appassionante ricerca storica condotta da alcuni redattori delle rivista "Aequa" fornì gli elementi, all'illustre studioso francese della santità medievale per identificare questo toponimo arcaico con un villaggio collocato nei pressi dell'anfiteatro romano di Civitas Marsorum, l'odierna San Benedetto dei Marsi.

Gli affreschi della chiesa di S. Berardo su Aequa

La campagna pittorica della chiesa di San Berardo di Colli di Monte Bove, datata 1625/26
La rivista di studi e ricerche Aequa, nel numero 63 del mese di Dicembre 2015, pubblica eccellenti immagini sugli affreschi della chiesa di San Berardo, recentemente riportati alla luce, corredate da un articolo di commento a firma di A. Proietti.

Fondo Berardo nell'archivio vescovile

L'edizione filologica della Vita di Berardo
Comunicazione al congresso di Poitiers




















Molto presto l'Archivio Vescovile di Avezzano si arricchirà di un Fondo dedicato a Berardo dove verranno raccolti tutti i documenti ed i testi pubblicati su Berardo. L'idea nacque nel Marzo scorso quando nel tentativo di perorare un eventuale inserimento nel programma dell'otto per mille gli interventi successivi da realizzare nella chiesa di San Berardo di Colli di Monte Bove per recuperare totalmente gli affreschi presenti nel luogo sacro (progetto piuttosto difficile da realizzare perché la chiesa non è inserita né nell'elenco dei Patti Lateranensi, né dalla successiva integrazione del 1986 e quindi non è sotto la giurisdizione del vescovado), il Cancelliere Ennio Grossi mi manifestò l'esigenza di raccogliere presso l'Archivio Vescovile tutti i testi che avevo portato per sensibilizzarlo sul dibattito storiografico internazionale animato intorno alla figura di Berardo come modello arcaico di vescovo tipicamente gregoriano, in modo da poter mettere a disposizione dei ricercatori futuri le fonti e la bibliografia raccolte.
Accettai l'idea con entusiasmo e da quel giorno ho lavorato per reperire soprattutto le pubblicazioni in lingue straniere e, con una certa ragionevolezza, oggi possiamo dire che il Fondo sarà così costituito:

a) - Sezione Internazionale
1) - P. TOUBERT, Les structures du Latium médiéval, Le Latium méridional et la Sabine du IX siècle à la fin du XII siècle. Roma, 1973
2) - J. DALARUN, Bérard des Marses (1080 - 1130) un éveque exemplaire, Paris, 2013
3) - J.DALARUN, Vie et miracles de Bérard éveque des Marses, Bruxelles, 2013
4) - J. DALARUN, Berardo dei Marsi un modello episcopale gregoriano, Carsoli, 2010
5) - J. DALARUN, Bérard éveque des Marses. Un art de gouverner, in Hagiografia, idéologie et politique au Moyen Age en Occident, Turnhout, 2012
6) - J. HOWE, St. Berardus of Marsica (d. 1130) "Model Gregorian Bishop", in JOURNAL OF ECCLESIASTICAL HISTORY, 58 (2007), p. 400-416

b) - Sezione Storici Italiani
1) - Z. ZAFARANA, Berardo, santo, Roma, 1966
2) - S.B. GAJANO, Berardo Vescovo dei Marsi, tra agiografia e storia, Roma, 2002
3) - F.UGHELLI, Italia sacra, ed.Coleti, Venezia, 1717

c) - Sezione Storici Locali
1) - P.A. CORSIGNANI, Reggia Marsicana, Napoli, 1738
2) - P. PANEGROSSI, Memorie storiche intorno a San Berardo Cardinale, Carsoli, 2011
3) - D. GIARDINI, San Berardo. Vita, leggende,miracoli, culti e reliquie, Cerchio, 2001
4) - F. F. ZAZZERA VINCENZO AMENDOLA, Berardo, servo scelto. Chosen servant, Marino, 2015
5) - M. ANASTASI, Sui toponimi sconosciuti presenti ne La vita del beato Berardo dei Marsi, in Aequa, 43 (dicembre 2010), p. 13-17

d) - Sezione Fonti Documentali
1) - BIBLIOTECA CASANATENSE, MS 2375, f. 77-167, M. FEBONIO, Dei santi Marsicani
2) - ARCHIVIO DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI, Sacrae ritum Congregationis ab anno 1801 ad annum usque 1802
3) - ARCHIVIO DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI, Sacrae ritum Congregationis decreta in causis servorum Dei, 1905.

La presentazione degli affreschi a S. Berardo

La D.ssa Piera Ferrazzi nel suo intervento (Foto: A. Barnabei)

Il giorno 1 Maggio 2015 alla presenza di un folto pubblico, attento e competente, ha avuto luogo la presentazione degli affreschi riportati alla luce nella chiesa di S. Berardo di Colli di Monte Bove e riguardanti i miracoli che il Vescovo dei Marsi ha compiuto nel nostro paese.
Il Miracolo di F. Di Ambrosio (Foto: A. Barnabei)
Dopo una breve introduzione storica dell'estensore di queste note, la D.ssa Piera Ferrazzi, coordinatrice del gruppo di restauratrici che per sei mesi ha operato sulle pareti della chiesa, ha chiarito l'ipotetica ispirazione artistica della campagna pittorica suggerendo delle aree di ricerca molto interessanti sulla possibile temperie nella quale sono stati concepiti i tre temi completi sinora recuperati.
L'affresco del Miracolo del bambino (Foto: A. Barnabei)
L'analisi stratigrafica ha rilevato che, almeno per i due dipinti del lato opposto al Vangelo (secondo la disposizione dell'Altare Maggiore nel secolo scorso), si possono ipotizzare committenze coeve, risalenti al primo quarto del secolo XVII.
Da segnalare, infine, che lodevole era stata, in mattinata, la presentazione degli affreschi che il Cancelliere della Curia Vescovile di Avezzano, don Ennio Grossi aveva fatto al Vescovo Pietro Santoro, insistendo su carattere di primo intervento del recupero.
Da questo Link  https://youtu.be/CsRiJ22HxL8
è possibile visionare il video girato da Giovanni Anastasi  a Pescina dopo la ricognizione canonica operata sul corpo di Berardo.


Editoriale

Berardo recuperato dalla Politica

E' tradizione che alle manifestazioni in onore di Berardo presenzino le autorità civili e militari, in particolare i Sindaci. Questa attenzione verso il Vescovo dei Marsi era interpretata, sinora, come il giusto tributo che le popolazioni continuavano a manifestare alle opere e alle azioni di Berardo, attraverso i loro legittimi rappresentanti.
Senonché, da qualche tempo, si osserva uno sgradevole recupero della politica della figura di Berardo per procurarsi consenso tra i fedeli: Sindaci che annunciano sul sagrato delle chiese la loro non ricandidatura; arrivisti che si servono di Berardo per scalare la piramide sociale.
Berardo in tutta la sua vita ha incarnato valori universali e non di parte; si preoccupava di "tutti ed ognuno" e non solo dei suoi seguaci, essendo sempre stato attento a proteggere i deboli, i poveri, le persone oneste che subivano soprusi.
Infine mi sia concessa una nota personale.
Spesso mi si attribuisce l'etichetta di "Storico", mentre, al massimo, posso essere considerato un modesto appassionato di Storia locale. Capisco che per chi confonde la casa Editrice Laterza con una classe scolastica (la Terza, la Quarta, ecc.) la differenza possa apparire soltanto semantica e, quindi irrilevante, ma il rispetto che ho per il duro lavoro del ricercatore storiografico, mi rende l'amalgama insopportabile e mi ha spinto a fare questa precisazione.
Maurizio Anastasi

Meraviglie strappate alle tenebre oscurantiste

L'affresco visto in prospettiva
La conversione di Fabritio de Ambrosio
Fabritio de Ambrosio  -  Particolare














I sessantotto miracoli che Berardo compì quando era ancora in vita, dopo la morte, nel corso e successivamente alla traslazione della sua salma dal Chiostro a dentro le mura di Santa Sabina, non hanno mai avuto una rappresentazione pittorica o raffigurati con un'altra forma di espressione artistica. La sola leggenda agiografica di Giovanni di Segni riverbera nel tempo il ricordo di questi prodigi. Dal 1 Maggio saranno visibili nella chiesa di san Berardo di Colli di Monte Bove gli unici due miracoli del vescovo dei Marsi sinora rappresentati, riportati alla luce dall'equipe della D.ssa Piera Ferrazzi, con il contributo finanziario dell'Amministrazione separata dei Beni Civici del nostro paese.
Scritta di committenza
La prima campagna pittorica è incentrata sul pentimento del bravo dei Colonna, Fabritio de Ambrosio che con le sue angherie vessava gli abitanti di Colli e che, su intercessione di Berardo, improvvisamente, cessò di praticare i suoi soprusi. La figura del Cristo crocefisso è, al contempo, maestosa e struggente: lo studio anatomico del corpo è completo e le sue linee efficacemente armonizzate. La carnosità della muscolatura fa pensare ad alcuni personaggi michelangioleschi del Giudizio Universale. Anche il tratteggio della figura del penitente risulta gradevole per l'uso di lumeggiature di colore sapienti. La situazione drammatica è energicamente resa.
La grande peculiarità del dipinto, che autorizza l'ipotesi di un'attribuzione prestigiosa, è l'utilizzo di singolari volumi per veicolare una sorta di secondo linguaggio qualora lo si osservi in prospettiva: l'opera acquista una profondità tridimensionale ed emergono particolari non facilmente rilevabili nella visione diretta (ad esempio la stilizzazione di un paesaggio all'altezza dei piedi della croce).
La data di committenza è del 1626.
Il prodigio del fanciullo al quale è donata di nuovo la vita
Miracolo di Berardo - Particolare
   










Il secondo Miracolo di Berardo venuto alla luce, è quello del fanciullo perito nel lato scosceso della piazza di san Berardo a Colli ed al quale il santo donò di nuovo la vita. Purtroppo gli interventi antropici hanno fortemente alterato la leggibilità dell'insieme: sicuramente è andata perduta la figura del vescovo del quale è riconoscibile solo una parte del bastone pastorale. La grossolanità delle figure della madre e del fanciullo contrastano con quelle dei due personaggi rappresentati in basso, molto più elaborate. Risulta evidente l'impiego di maestranze ed artisti diversi.
Questa eccezionale campagna di campionatura degli affreschi presenti nella chiesa di san Berardo di Colli di Monte Bove ha permesso, altresì, di evidenziare altre composizioni che sarebbe estremamente interessante poter riportare definitivamente alla luce. In questo caso, però, è la Sovrintendenza alle Belle Arti di Aquila che dovrebbe promuovere la campagna di studio in quanto le risorse finanziarie da mobilitare sono ingenti.
scena pittorica con volto di Berardo
Motivo affiorato dopo saggi mirati











Altra scritta di committenza emersa

Articolo Osservatore Romano su Berardo (1961)

Osservatore Romano
Un articolo dell' Osservatore Romano del 1961 traccia con puntualità e rigore la biografia di Berardo (ad esempio è esattamente indicato l'anno di nascita di Berardo -1080- citando documenti inoppugnabili, mentre c' è chi ancora oggi insiste pedissequamente nel sostenerere il 1079: lo scrivono persino nei cartelli d'indicazione stradale!).
L'apertura del testo evoca la presenza di Berardo a fianco del Papa Pasquale II in occasione dell'inaugurazione del Duomo di Palestrina, dedicato a S. Agapito; quindi si mette in risalto l'azione di riformatore gregoriana di Berardo (a mia conoscenza è la prima volta che in un testo precedente a: Les structures du Latium méridional... di Pierre Toubert -1973- sia pur labilmente, si fa eco a questa "nuova arte di governo della Chiesa" che inaugurò Berardo). E' anche precisato che Berardo nacque a "Colli, nella Marsica". Segue la descrizione del cursus che il vescovo dei Marsi effettuò con Pasquale II.
Il testo integrale è scaricabile facendo click sulla didascalia della figura qui a fianco. Ringrazio Antonio Proietti che mi ha fatto pervenire il prezioso documento.

Gli affreschi del prodigio di Berardo (1625)

Fig. 1 - Imperatore con corona
 La campagna per riportare alla luce gli affreschi della chiesa di San Berardo sta dando eccezionali risultati.
Le figure (1-5) sono la testimonianza dei primi motivi di cui si compone la rappresentazione pittorica del miracolo di Berardo nella conversione del Bravo dei Colonna Fancesco Di Ambrosio (che in seguito al prodigio mutò il suo cognome in Barnabei) e si possono ammirare un personaggio con una corona (sicuramente un esponente del potere temporale, probabilmente facente parte della famiglia Colonna, Fig. 1), contrapposto ad un vescovo (certamente Berardo, Fig. 2). Nella narrazione sinora rivelata non appare ancora l'uomo che si pente ma, altri dettagli, non descritti da don Paolo Panegrossi nelle sue Memorie, stanno emergendo, come questa gradevole figura femminile (a metà strada tra un'eterea creatura divina e una donna del tempo, Fig. 3) che rendono ancora più interessante la composizione.
Fig. 2 - Berardo, Vescovo dei Marsi
Gran parte della scritta di committenza è già visibile: Il testo è esattamente come riportato da don Paolo nelle Memorie, eccetto qualche piccola variante. Ora si legge: "FARE P. SVA. DIVOTIONE. A.D. 1625" (Fig. 4). Penegrossi invece scriveva: "FABRIZIO DI AMBROSIO F.F. PER VOTO A.D. 1626". Considerando che l'epigrafe non è ancora completamente svelata; che don Paolo, quando scrisse la sua opera (1867), gli affreschi erano già stati ricoperti e quindi non ebbe a disposizione una fonte diretta ma solo orale, il piccolo errore sulla data (un anno) appare sostanzialmente irrilevante. Il commitente, per ora, è identificato come "AMBROSIVS" (Fig. 5).
Fig.3 - Figura di donna
Fig. 4 - Scritta di committenza
Un'ultima annotazione: il volto di Berardo risulta straordinariamente somigliante a quello raffigurato nello stendardo, rinvenuto anni fa da Antonio Barnabei in una ricognizione effettuata nella sagrestia della chiesa san Nicola di Bari e di cui sinora non si era riusciti né a formulare un range di collocazione temporale, né un'attribuzione artistica. Lanciamo come ipotesi di scuola: la famiglia Di Ambrosio, sicuramente facoltosa in quanto rappresentante dei Colonna a Colli, potrebbe aver commissionato entrambi i lavori al medesimo autore, viste le affinità delle due opere?
Fig. 5 - Scritta di committenza, particolare
Altre scoperte interessanti si stanno facendo con il progredire dei lavori di campionatura delle due esperte operatrici sulle pareti dell'edificio sacro. Nella nicchia dove c'era la pala di santa Lucia, è apparsa questa scritta: " Pittore Corradini Francesco e aiutanti Luigino Gervasi Salvadei Andrea li pittarono l'anno 1933 19-5". E' verosimile che al disotto vi siano altri affreschi (Fig. 6).
Fig. 6 - Nicchia s. Lucia
Fig. 7 - Stele funeraria
Infine pubblichiamo questa stele funeraria (Fig. 7) presente nella chiesa di san Berardo. L'asprezza del testo, l'ortodossia ed il velo di livore che segnala il quinto capoverso, fanno pensare alle ultime volontà di uno dei tanti collesi le cui spoglie riposano sotto il pavimento della chiesa di san Berardo (ha svolto la funzione di cimitero succedaneo almeno sino al 1905). Il raro privilegio di una frase dedicatoria, non può che attribuirsi al collese più illustre che è lì sepolto, vale a dire don Paolo Panegrossi, (la morte, nel 1897 e, il luogo di sepoltura nella chiesa di san Berardo, sono attestati da un documento dell'Archivio Vescovile di Avezzano), malgrado la sua famiglia possedesse la propria sede funeraria nella cappella palatina della Madonna della Speranza (in uno spazio ricavato al di sotto della navata si trovano, in uno stato perfettamente conservato, i resti di due uomini, una donna e una bambina, verosimilmente esponenti della famiglia Panegrossi. All'interno di questo antro la temperatura è di 4 gradi, costanti in tutte le stagioni dell'anno).
 Poiché don Paolo era un rigoroso gesuita è possibile che abbia voluto marcare il dissenso con i costumi ...leggeri degli altri esponenti dell'illustre famiglia di Colli che, negli ultimi anni dell'Ottocento stavano dilapitando le enormi ricchezze accumulate nel corso dei due secoli precedenti, con donnine facili provenienti da Roma e che intrattenevano ad Arsoli, commissionando appunto, prima di morire, questa stele così singolare.

Le prime foto degli affreschi

Chiesa di San Berardo - Il Cristo crocefisso
Queste sono le prime immagini degli affreschi che stanno vedendo la luce nella chiesa di s. Berardo di Colli di Monte Bove e, giudicando da questi primi saggi, l'attività di recupero si preannuncia di estreno interesse artistico/storico.
La precisione della descrizione dell'edificio sacro di don Paolo Panegrossi nelle sue Memorie storiche intorno a s. Berardo cardinale, trova una conferma -persino nei minini dettagli.
L'insieme della narrazione pittorica sinora esplorata
I dipinti esplorati si trovano nella parete del lato del vangelo dell'altare maggiore ( opposta alla disposizione attuale) e non è ancora possibile affermare se sono l'espressione di un'unica campagna pittorica o se sono avulsi da un tema uniforme. Seguendo le indicazioni di don Paolo queste prime testimonianze dovrebbero essere la serie di santi effigiati nelle due pareti; pertanto, al momento, non si sono ancora rinvenuti gli affreschi dei due prodigi di Berardo, compiuti a Colli,  che darebbero il carattere dell'eccezionalità a questo recupero.
Gli affreschi sono in una stato di conservazione buono anche se, talvolta, qualche degrado ascrivibile a interventi antropici, ne hanno intaccato alcune parti. La leggibilità complessiva sembra, comunque, ampiamente preservata.
Parete opposta al Vangelo
Saggi altare S. Lucia
Alcuni saggi esploratori effettuati dalla d.ssa Piera Ferrazzi hanno, altresì, messo in luce che l'altare di santa Lucia è una composizione molto più articolata e complessa in quanto sono emerse altre parti ora occultate dagli strati di tempera.


Mi scuso per la pessima qualità delle immagini ma sono state realizzate senza l'ausilio dell'illuminazione elettrica.

La chiesa di S. Berardo sarà splendida

Affreschi chiesa S. Berardo - Particolare (foto: A. Proietti)
L'ultimo ostacolo burocratico che si frapponeva al progetto dell'Amministrazione Separata degli Usi Civici di Colli di Monte Bove, di riportare alla luce gli affreschi della chiesa di S. Berardo -fatti occultare alla fine del seicento dall'allora vescovo dei Marsi- è stato superato. La scorsa settimana il Presidente del consesso collese Mario Dionisi, ha riceveuto il definitivo placet della Soprintendenza per i beni Architettonici e Paesaggistici dell'Aquila per richiedere i progetti di esecuzione dell'opera sulla base del cahier de charge economico/esecutivo approntato, con consulenza gratuita, dell'architetto Roberto Ziantoni del Comune di Carsoli.
I lavori dovrebbero iniziare nel mese di giugno e potrebbero essere conclusi entro la fine dell'estate: si apprezzeranno, così, i due miracoli inediti di Berardo; la conversione di un bravo dei Colonna ed il ritorno in vita di un bambino di Colli perito nella piazza antistante la chiesa dedicata al Beato.
La stima dei lavori scaricabile in PDF
Questo progetto di recupero dovrebbe, altresì, essere accompagnato da un'altra iniziativa della precedente Amministrazione comunale, presieduta dal dottor Mario Mazzetti, per promuovere la pubblicazione di un volume dedicato ai nuovi affreschi e più in generale all'iconologia di Berardo, edito dalla società Viella e redatto dall'eminente storico Sofia Boesch Gajano. Sei pannelli turistici, in tre lingue, (tre saranno offerti dal nostro concittadino benemerito dottor Romolo Di Carlo) saranno dislocati nei pressi dei monumenti più significativi di Colli.
La Regione Abruzzo ha erogato, quindi è già disponibile per essere impiegato, un finanziamento di € 1.000 nell'ambito del bando Itinerari della Fede. L'attuale Giunta del comune di Carsoli, guidata dal dottor Domenico D'Antonio, si sta prodigando per ricercare gli strumenti di copertura della restante somma (€ 4.000) in modo da rendere esecutivo il progetto ed inserirlo nel prossimo bilancio di previsione del comune di Carsoli.

Ricognizione canonica sulla salma di Berardo

La salma di Berardo a Pescina
Da fonti autorevoli vicine alla curia vescovile di Avezzano apprendiamo:
Il prossimo anno il corpo di Berardo, che si trova a Pescina nella chiesa Santa Maria della Grazie, sarà sottoposto a ricognizione canonica.
Il procedimento consisterà nel redigere una minuziosa descrizione e catalogazione dei paramenti della salma nonché di tutte le reliquie attuali afferenti ad essa. Al termine della ricognizione canonica Berardo verrà rivestito con abiti risalenti all'epoca della sua morte (1130), appositamente ricostruiti.

La chiesa di S. Berardo, eziologia storica


La Diocesi dei Marsi
di  Paolo Emilio Capaldi

L’edificio di forma rettangolare, a navata unica, è oggi inglobato al margine orientale del centro urbano.
Nel 1324, la chiesa appare citata nell’elenco delle decime da versare alla Diocesi dei Marsi: « Ecclesie Collis et Lupe […] 904. Ecclesia S. Berardi » (1).
Un’altra pergamena (XXX) del 1397 (ante), al f. 12v, suppone l’esistenza della chiesa. Anche in questo caso si tratta dei tributi dovuti alla cattedrale dei Marsi (S. Sabina), in occasione delle festività maggiori: Natale, Pasqua, S. Maria d’Agosto, Ognissanti, S. Sabina e San Michele Arcangelo. « In vicaria de Carzolo. In primis iure procurationis ipsius Vicarie. In Taliacotio […] In Collibus ab ecclesia sancti Iohannis cum aliis ecclesiis eiusdem loci aur. unc. unam » (2).
Tre secoli più tardi, il Febonio riporta un’annotazione sulla dislocazione della chiesa di San Berardo: « In suo onore, fuori del paese, sula via Valeria, gli abitanti, come segno della loro indefettibile e ardente devozione verso il Signore, fecero costruire una chiesa in cui si venerano le sue reliquie » (3).
Sessant’anni dopo il Corsignani rammenta questa chiesa nella sua opera scrivendo: « Di là di Pereto giacciono le Terre o sian Ville di Colli colla Chiesa Parrocchiale di S. Niccolò Vescovo di Mira e coll’altra di San Berardo » (4).
L’ottocento si afferma come il secolo che ci dona numerose notizie di quest’edificio sacro. Il Di Pietro descrivendo le chiese che si trovano in Colli aggiunge: « Ha un’altra chiesa edificata fuori le mura e dedicata a San Berardo, ove si conserva di esso qualche sacra reliquia » (5).
Numerose saranno le note che l’allora parroco di Colli, don Paolo Panegrossi, offrirà ai posteri sulla chiesa di San Berardo: « Povera è questa chiesa e disadorna, l’altare è di stucco, come pure di stucco è la sovrappostavi statua del Santo vestito pontificalmente con mitra e pastorale, tutto bene eseguito ed in grandezza poco meno del naturale. Una volta questa chiesa era tutta istoriata di pitture le quali è fama che fossero ricoperte per decreto fatto in sacra visita da non so qual vescovo; forse perché, oltre ad essere rozzamente eseguite, erano anche mal conservate.
Oddone de Collibus
Le Chiese di Colli nel libro delle Decime
Talune di queste furono risparmiate e rappresentano le immagini di varii santi, e sotto qualcuna è il nome di chi per sua divozione le fece eseguire nell’anno 1625: come si trova ripetuto due volte, mentre nelle altre l’iscrizione è cancellata in tutto o in parte. Tra queste è da notare una in cui si vede la figura di una donna, che genuflessa e con le braccia protese presenta un ammasso sanguigno innanzi ad un’immagine di S. Berardo, che vedesi più in alto. Dicesi che quell’ammasso sanguigno rappresenti un bambino caduto disgraziatamente all’altezza del muro che fiancheggia la chiesa presso la porta d’ingresso, immediatamente morto e tutto deformato per la precipitosa caduta; e che presentato dalla madre innanzi all’altare del Santo, gli ritornasse la vita e la sanità; ma non si legge più la sottopostavi iscrizione. E’ questa nell’alto della parete laterale dal lato del vangelo. Nel basso della parete opposta si distingue per l’accuratezza dell’esecuzione di altro autore una pittura rappresentante un giovane uomo genuflesso, con le mani giunte e sollevate verso un’immagine del Crocifisso, il quale ha inchinato verso lui amorevolmente il capo e sotto vi si legge l’epigrafe - FABRIZIO DI AMBROSIO F.F. PER VOTO A.D. 1626. - Il significato di questa pittura non è per nulla oscuro nel paese, dove esiste la famiglia a cui quel Fabrizio apparteneva, e che ha preso poi il cognome di Barnabei; ed in essa si veggono fino al presente ripetuti i nomi di Fabrizio e di Ambrogio. Era dunque quel Fabrizio uno dei scherani, o come dicono, uno dei bravi dei principi Colonna ai quali apparteneva il feudo di Colli: ed egli dopo aver passata nel disordine una parte di sua vita; rientrato in sè stesso e compunto dal dolore de’ suoi peccati, si gettò ai piedi del Crocifisso, il quale rivolse verso di lui benignamente il volto, ed inchinò il capo in segno di misericordia » (6).
Nell’ultimo paragrafo del suo opuscolo egli pone a conoscenza il lettore di vari miracoli accaduti per l’intercessione del Santo vescovo, tra i quali ricorda: « Anche l’olio della lampada è preso sovente dai fedeli per ungerne infermi, ed affermano riceverne grazie; specialmente per quello stato morboso detto spina ventosa, che attacca le ossa e le corrode. Di tal male era affetto un tal Desiderato Petruccetti di Monte Sabinese, villa poco lontana da Colli, ed andato in Roma per curarsi, era stato risoluto doversi fare l’amputazione del braccio malato. A tal operazione non volle assoggettarsi, e licenziatosi dai professori curanti andò in Colli, visitò la chiesa di S. Berardo, unse coll’olio della lampada il braccio, ed in breve fu guarito. Al presente è libero; sicchè può occuparsi dei lavori di campagna, ed afferma esser guarito per intercessione del Santo » (7).

_____________________

1 – p. sella (a cura di), Rationes Decimarum Italiae. Aprutium – Molisium. Le decime dei secoli XIII-XIV, 1936 Città del Vaticano, Biblioteca apostolica vaticana, p. 51.
Alla stessa pagina dell’elenco sono ascritte anche le chiese di San Giovanni, San Nicola, Sant’Angelo e le chiese di San Salvatore e Santa Maria di Luppa.
Nello stesso anno, nel registro appare anche un ulteriore obbligo da parte di Oddo di Colli verso la Diocesi dei Marsi: « 709. Die predicta et loco dompnus Oddo de Collibus solvit dictis subcollectoribus pro decima huius anni VIIe [indictionis] pro se et omnibus ecclesiis et clericis Collis et Luppe in carlenis de argento duobus per tarenum computatis in argento tar. duodecim ». Ibidem, p. 43.
C’è da aggiungere che già nel 1308 il clero del castello di Colli versò la decima alla diocesi. « 405. Clerici castri Colle solverunt tar.XVIII ». Ibidem, p. 22.
2 – m. r. berardi (a cura di), Una diocesi di confine tra Regno di Napoli e Stato Pontificio. Documenti e regesti dal fondo pergamenaceo della Curia Vescovile dei Marsi (secc. XIII-XVI), in Deputazione abruzzese di Storia e Patria. Documenti per la storia d’Abruzzo, n. 18, 2005 L’Aquila, Edizioni Libreria Colacchi, pp. 135.
Alle successive citazioni, nella stessa pergamena, degli oneri dovuti dalle chiese di Colli, sarà solo iscritta la chiesa di San Giovanni.
3 – m. febonio, Historiae Marsorum, libri tres, 1677 Neapoli, apud Michaelem Monacum. Rist., Storia dei Marsi, 1991 Roma, Di Cristofaro Editore, vol. III, p. 219.
4 – p. a. corsignani, Reggia Marsicana: ovvero memorie tipografico-storiche di varie Colonie e Città antiche e moderne della Provincia dei Marsi e di Valeria compresa, 1738 Napoli, 2 vol. Rist. anast., 1971 Bologna, Forni Editore, lb. I, p. 247.
5 – a. di pietro, Agglomerazioni delle popolazioni attuali della Diocesi dei Marsi, vol. II, 1869 Avezzano, rist. anast. [s.d.] Avezzano, Studio Bibliografico Adelmo Polla, collana “Storia d’Abruzzo”, n. 1, vol. II, p. 75.
6 – p. panegrossi, Memorie storiche intorno a S. Berardo Cardinale, Vescovo e protettore principale della Diocesi de’ Marsi, 1867 Roma, Tipi della Civiltà Cattolica. Rist. 2011 Subiaco, Comune di Carsoli, p. 44.
7 – Ibidem, p. 45
 

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.