COLLI

Sulla parentela tra San Berardo e Santa Rosalia

Macchina Processionale di S. Rosalia, in una stampa d'epoca
Frontespizio del volume del Cascini
Siamo già intervenuti con due post pubblicati su questo Blog (26 Gennaio 2010 e 31 Maggio 2011) sul dibattito storico-religioso della parentela tra Santa Rosalia, protettrice della città di Palermo e Berardo Vescovo dei Marsi, nato a Colli di Monte Bove nel 1080. Ribadendo che limiteremo la nostra analisi agli aspetti storici della vicenda, l'opportunità di trattare di nuovo la vexata quaestio ci è offerta dalla riesumazione del testo di Giordano Cascini (1611) Di S. Rosalia vergine palermitana.
Il Priore benedettino, "consultore del sant'Uffizio" sostiene che nella grotta che ospitò S. Rosalia fu ritrovata, incisa nella pietra di suo pugno, questa iscrizione:

              EGO ROSALIA SINIBALDI QUISQUINE ET
              ROSARUM DOMINI FILIA AMORE Dni MEI
              JESU CRISTI IN HOC ANTRO HABITAR DECREVI

Il Cascini indica che il Sinibaldi dell'epigrafe deve intendersi come nome e non come un cognome, attraverso una dedalo di ragionamenti tortuosi che non hanno nulla del rigore scientifico ("Fu quivi Signore di quei feudi; percioché non si mette mai nell'iscrittioni il sol cognome che a molti è comune; ma bensì ne' suoi stati il Signore può scrivere il suo solo nome"). L'autore confessa che le sue ricerche genealogiche lo condussero sino a Lucca dove rintracciò l'origine di un Giovanni Sinibaldi.
F. ZAZZERA, Della Nobiltà
Genealogia Conti dei Marsi
La vicenda divenne più complessa quando Martino La Farina mostrò al Cascini il testo di Francesco Zazzera, Della Nobiltà dell'Italia, nel quale Matteo e Sinibaldo vengono inseriti nella famiglia dei Conti dei Marsi in quanto discendenti di Beatrice consorte di Re Ruggero e madre di Costanza. Il semplice fatto che Matteo (di cui non si chiarisce se sia figlio o nipote di Sinibaldo) accompagni a Rieti Costanza per le nozze dell'Imperatore fa discendere la parentela tra Costanza e Santa Rosalia, figlia di Sinibaldo. ( Link al Parentado e Digressione due ). Come si potrà constatare consultando la genealogia qui a fianco riprodotta, lo Zazzera non annovera tra i componenti della famiglia dei Conti dei Marsi il nostro Berardo e quindi il Cascini sarebbe stato autorizzato, pur con le riserve del caso vista l'estrema precarietà delle fonti, solo a proporre il legame tra S. Rosalia e la discendenza da Carlo Magno, non la relazione di parentela con il Vescovo dei Marsi. Quando nella ricerca storiografica si persegue la sola finalità di dimostrare una tesi preconcetta si cade sovente in simili contraddizioni.
Il testo del Tornamira riedito a Pescina
La sensazione che ne traiamo dall'analisi dei vari testi di Ottavio Gaetani, Pietro Salerno, Giordano Cascini - tutti Gesuiti - e Pietro Antonio Tornamira, consulente del Sant'Uffizio di Palermo, è che si sia voluto artificiosamente costruire una discendenza nobile a S. Rosalia ricorrendo alle armi del fantismo e dell'intolleranza da un cenacolo di clericali che si considerava, alla stregua dei monaci/guerrieri delle crociate e seguendo l'insegnamento di Ignazio di Loyola, una macchina da guerra contro la libertà di pensiero.
Concludiamo con i giudizi del più grande storico del XIX secolo, Jules Michelet, liberale e d'ispirazione cattolica, sui Gesuiti:
 "Delle piaghe della società, quelle che sono più da temere è lo spirito di polizia utilizzato nelle cose di Dio, lo spirito dell'intrigo pio, di santa delazione, lo spirito dei Gesuiti".
"La tirannia si accontenta dell'uomo esteriore, forza solo gli atti. Questa polizia (dei Gesuiti) invece invade il pensiero".
"Nel gesuitismo troverete un solo senso: la morte della Libertà".
Citazioni tratte da: MICHELET ET QUINET, Des Jésuites, Paris 1843.
 

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