COLLI

Visita Pastorale alle chiese di Colli

L'Inverno scorso, una troupe del Tg3 Abruzzo, realizzò un servizio giornalistico sulla chiesa San Nicola di Bari di Colli di Monte Bove, per la rubrica "Eremi".
Malgrado la presenza di un aeropago di intellettuali locali, nessuno seppe esattamente descrivere gli altari della chiesa -nemmeno individuare i santi raffigurati- con enorme stupore del giornalista presente.
Per colmare questa mancanza di memoria storica, pubblichiamo il resoconto della visita pastorale dell'11 e 12 Ottobre 1847 del vescovo Michelangelo Sorrentino che descrive minuziosamente le nostre chiese.

                                                                        

Quando fu costruita la chiesa S. Nicola di Bari

La lettera del Papa Pasquale II del 25 Febbraio 1114 a Berardo, con la quale vengono precisati i confini della Diocesi dei Marsi, enumerate le chiese e le pievi assoggettate alla giurisdizione di Santa Sabina.
Come si evince dalla lettura del documento non è citata alcuna chiesa per il nostro paese. Nella Bolla di Clemente III (1187 - 1191) del 2 Giugno 1188, inviata al Vescovo dei Marsi Eliano, troviamo Sancti Joannis in Collibus (l'attuale chiesa San Nicola di Bari).
Colli, Chiesa San Nicola di Bari
Altare Madonna Immacolata Concezione
Colli, Chiesa San Nicola di Bari, Altare Madonna della Speranza


Va segnalato che tra l' Aepistola di Pasquale II e la Bulla di Clemente III, le chiese della Diocesi dei Marsi lievitano da 59 a 229 (è impensabile che in questo relativo piccolo lasso di tempo possano essere state edificate 170 nuove chiese; più probabile che la Diocesi sia stata ampliata inglobando anche altri territori, con i relativi edifici sacri, della Contea dei Marsi -Celano e Trasacco-, che al tempo di Pasquale II dovevano godere di qualche forma di autonomia vescovile) e, che quindi anche la Chiesa San Nicola di Bari di Colli di Monte Bove potrebbe aver fatto parte di questo generale movimento. Tuttavia, limitatamente per Colli, questa ipotesi appare improbabile, in quanto in entrambi i documenti pontifici sono presenti le chiese Sancti Maximi di Rocca di Cerro e, S. Mariae in Carseolo.  E' un'ipotesi di scuola, che Colli potesse nel 1114 far parte di qualche Diocesi alternativa a Santa Sabina (dato che Roccacerro e Carsoli erano sempre edittalmente inserite in quella dei Marsi, difficilmente Colli poteva essere una enclave tra questi due territori che lo delimitano a Oriente e a Occidente); ciò comporta che la chiesa San Nicola di Bari è stata costruita tra il 1114 ed il 1188 e, non è irrilevante notare, che Berardo ha esercitato l'Episcopatus nei primi 16 anni di questo intervallo di tempo. Potrebbe, pertanto, essere stato colui che ha promosso la costruzione della chiesa, se non il vero e proprio realizzatore del luogo di culto.

Collem Zippam nel Catalogus Baronum (1150)

La Pagina del Catalogus Baronum con Collem Zippam
Fogge militari dell'Italia centrale nel XII° secolo
Il Catalogus Baronum è la lista di tutti i Vassalli e dei relativi possedimenti compilata dai Normanni all'indomani della conquista del Sud d'Italia. Venne creato da Ruggero II tra il 1150 ed il 1152.
Nel Catalogus Baronum furono raccolte informazioni dettagliate sui singoli signori riguardo alle loro disponibilità patrimoniali, (castelli, fortezze, terreni) oltre all'entità delle forze in armi e quelle mobilitabili. Il Catalogo quantificava, inoltre, quanto ciascuno di loro doveva fornire al Re in occasione della sua partecipazione alle Crociate o per la difesa del regno dalla minaccia Araba. (Notizie tratte da Wikipedia).
Seguendo il Link si può accedere al Catalogus della Contea dei Marsi, da Celano a Carsoli.
Questa preziosa documentazione la dobbiamo a Paolo Emilio Capaldi.

Anche il sole è amico della festa dell'Agorà

Clicca sulla foto, o qui, per lo Slide
Le Pro loco della Valle del Cavaliere con quelle della Valle dell’Aniene hanno unito i loro sforzi, per un progetto di valorizzazione del nostro territorio e per riaccendere in noi il senso di appartenenza ai nostri luoghi d’origine, ridando un certo valore a quello che chiamiamo “Campanilismo” un sentimento oramai assopito negli animi di tutti.

Così ci siamo ritrovati nuovamente in piazza a pasteggiare con del buon vino i nostri piatti locali e accompagnati da un sole prepotente abbiamo passato un’intera giornata lungo le vie del centro storico e urbano del paese.

Arsoli, Camerata, Colli di Monte Bove, Pereto, Pietrasecca, Villa Romana, Vivaro Romano si sono sfidati in una battaglia all’ultima forchetta proponendo i piatti propri della loro tradizione.
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di:  Raffaella Girlando 
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Così abbiamo avuto il piacere di assaporare i Pizzicuni appena ammassati con l’ingrediente segreto delle signore di Colli che ho scoperto essere un motivetto da intonare mentre si cucina…”Pizzichi….”
Gli Gnocchetti Frasca  dei Villaroli che tra una risata e uno scherzetto preparavano solidali più che mai un sughetto da leccarsi i baffi (anche le orecchie!!!)
Un Polentone preparato da Vivaro che farebbe invidia anche alla Padania….
La Pecora agliu cutturo lentamente cotta da pazienti Peretani  che rimestavano di continuo quella che sarebbe stata la più tenera delle carni.
Salsicce fatte a mano cotte su un braciere degno di applauso che i Cameratani hanno accompagnato a della cicorietta ripassata, sapori che spesso sottovalutiamo ma che ai molti, abituati oramai a mangiare alimenti confezionati su scala industriale, sono diventati ahimè un lontano ricordo…
Arsoli poi ci da il colpo di grazia con gli irrinunciabili Fagioli con le cotiche una delizia della nonna, un piatto che appare povero nella tradizione ma ricco di gusto e prelibatezza.
Pietrasecca ci ha infine addolcito con crostata di castagne e cioccolata e ciambellette al vino… 
Continua...

E' un Presepe? No, è Piazza Palazzo ad Aprile

Questa foto è stata scattata da Giuseppe Simeoni a Colli di Monte Bove il giorno della copiosa nevicata di Aprile di quest'anno che ha isolato dal mondo il nostro paese per due giorni.
La neve nel giro di una settimana si sciolse in quanto cadde in un periodo già primaverile; ma da molti, l'abbondanza delle precipitazioni, è stata paragonata alla nevicata ...leggendaria del 1956.

La Processione del 3 Novembre a Colli

Clicca sulla foto per far partire lo slide
Lo slide delle foto della Processione di San Berardo del 3 Novembre 2010 a Colli di Monte Bove con il commento musicale dell'Inno a San Berardo eseguito, a cappella, dai Confratelli del nostro paese e che si trova inserito nel CD accluso al volume: "La Musica Sacra della Provincia dell'Aquila - La Marsica" di Tarquinio Gianluca. Le foto sono di Antonio Barnabei.

Guida CAI del 1903 segnala Colli di Monte Bove

La stazione ferroviaria di Colli nel 1903 - foto: Archivio Famiglia Mantica

La Guida dell'Abruzzo di E. Abbate, Roma, 1903, CAI, descrive come raggiungere Colli di Monte Bove sia con la linea ferroviaria che con la strada Valeria.
Il nostro paese pur essendo definito "pittoresco", viene tuttavia considerato "sporco" ed il nome viene fatto derivare dal semitico Holeth, salita, "cioè principio della salita a Monte Bove". Si passa a descrivere, poi, l'attuale Piazza Palazzo, sede della catena doganale, con la fonte ed il frontone di pietra scalpellata a pilastrini ed archi.
Venivano elencate tre Guide di Colli: Di Giacomo Angelo, Lauri Giacomo e Domenico Zazza.
La parte della Guida riguardante il nostro paese si chiude con la segnalazione di tre itinerari turistici: Da Colli alla Guardia d'Orlando e la valle di Luppa, da Colli a Tremonti e Sante Marie, da Colli a Monte Bove.
Da questo link si può scaricare la Guida d'Abruzzo che riguarda Colli in bassa risoluzione (710 Kb, consigliato per connessioni lente). Da quest'altro in alta risoluzione (1,3 MB, per connessioni da almeno 7 Mega).
Paolo Emilio Capaldi ci ha fatto pervenire tutte le informazioni riportate nel Post.

Il Castello cannoneggiato dagli austriaci (1821)

Columbia University
New York
Assalto al castello in scena di guerra dell'800
Il 9 Marzo del 1821 il castello di Colli di Monte Bove fu bombardato dalle truppe austriache comandate da Stutterheim, sbaragliando le le forze francesi guidate dal colonnello Manthonè conquistando cosi il passaggio che consentiva di arrivare, attraverso Tagliacozzo, nella Valle Roveto e quindi a Napoli.
Il Volume degli Annali d'Italia, che contiene il racconto storico sul nostro paese, proviene dalla Libreria dell'Università Columbia di New York. Questa è la trascrizione integrale dell'episodio.
Annali d'Italia 1820 - 1829
A pagina 163 si trova:
17. Osservano i militari "il territorio napolitano potersi invadere per cinque linee, cioè di Pescara, di Antrodoco, di Tagliacozzo, di San Germano e di Fondi e queste doversi tutte fortificare".(...). Si costrussero (colla direzione del generale Escamard) opere di campagna nelle gole di Antrodoco, sulla via Valeria da Tagliacozzo a Colli ed a Balzorano nella Valle di Roveto.
A Pagina 171 e 172, viene riferito:
(...) Intanto Stutterheim con una parte delle sue forze squadronava da Tivoli verso Tagliacozzo. I napolitani avevano fortificato, come accennai, i posti della via Valeria,e per tal'effetto avevano munito l'antico castello di Colli, ed avevano costrutto opere di campagna presso Rocca di Cerro e la stessa Terra di Tagliacozzo.
Il colonnello Manthonè incaricato di difenderli aveva un Battaglione di linea e due di Militi. Lo Stutterheim ai nove di marzo si avvicinò a Colli. I difensori del castello spararono alcune cannonate e poi l'abbandonarono. Quelli di Rocca di Cerro sulle vette della montagna, e di Tagliacozzo sul pendio orientale si dispersero all'avvicinarsi dell'inimico. Occupati quei posti interessanti gli Austriaci discesero poscia tranquillamente per la Valle di Roveto (1).
(1) Archiv. Diplom. Tomo I, pp. 495-515. Memorie particolari.

La Valeria a Colli come la vide C. Promis (1836)

La Valeria all'ingresso di Alba
Alba con in primo piano le prigioni dei Re Traci
L'Architetto Carlo Promis nel volume "Le antichità di Alba Fucense negli Equi", Roma, 1836 a Pag. 59, ci fornisce questa descrizione della Valeria tra Carsoli e Colli di Monte Bove:
"... Dopo Carsoli continuano le tracce della Valeria, e si costeggia la sponda a sinistra del fosso Maro, sin sotto Colli villaggio in cima alla montagna di Colli distante da Carsoli 4 miglia e mezzo. Ad una distanza di tre miglia da Carsoli, per conseguenza circa un miglio e mezzo prima del prossimo villaggio di Colli appartiene la colonna del miliario 48 trasportata non si sa quando al villaggio di Sorbo, presso la Scurgola, nè deve far meraviglia il trasporto di questo miliario riguardo alla distanza che intercede fra Colli e Sorbo, poichè tal traslocazione deve aver avuto luogo per mezzo della strada o calpestata di Tramonte più breve e meno malagevole che non sia la Valeria.
Una ricostruzione immaginaria della Valeria
nel tratto tra Carsoli e Colli ("La Mola")
L'iscrizione è la seguente:
XLVIII.
IMP. NERVA.
CAESAR. AVGVSTVS.
PONTIFEX. MAXIMVS.
TRIBVNICIA. POTESTATE.
COS. IIII.
PATER. PATRIAE.
FACIENDAM. CVRAVIT.
Mezzo miglio dopo questo villaggio è sostrutta a dritta da un lungo muro poligonio composto principalmente di massi a base trapezia, e pochi passi dopo è a sinistra una fontana la cui vasca è un sarcofago ornato di festoni e bucrani. La strada è ingombra dei sassi del pavimento, e dopo mezzo miglio è a sinistra atterrata una colonna miliaria, della quale non si può leggere l'iscrizione per trovarsi contro terra...".

Colli non morire: il grido disperato di Palmino

Nel 1497 Colli passò dagli Orsini ai Colonna

Lo stemma della Famiglia Colonna
Marco Antonio Colonna (primo da sinistra) con sullo sfondo
la Battaglia di Lepanto - 1571













Nel Monastero di Santa Scolastica di Subiaco, dove è conservato l'archivio della Famiglia Colonna, si trova il fascicolo VI, numero 263 che consente di stabilire, finalmente, la data esatta del passaggio di Colli dagli Orsini ai Colonna.
Era questo uno dei punti più oscuri della storia del nostro paese, Colli di Monte Bove. Ora siamo in grado di ricostruire minuziosamente le vicende storiche che determinarono questo trasferimento.
Ferdinando II, per ottenere l'appoggio di Fabrizio Colonna nella guerra che l'opponeva a Carlo VIII, si era impegnato a conferirgli l'nvestitura dei feudi che già possedeva in Abruzzo e la concessione di alcuni altri.
Lo stemma dei Colonna scolpito a Colli in Piazza Palazzo
(sopra il fontanile ora essiccato - Foto G. Lattanzi)
Malgrado la morte di Fabrizio Colonna, il re tenne fede alla sua promessa anche nei confronti dei suoi successori con Diploma del 6 Luglio 1497.
L'investitura riguardava le Contee di Alba e Tagliacozzo che conseguentemente venivano sottratte a Virginio Orsini per la sua ribellione al re Ferdinando.
Trascriviamo tutti i feudi che furono oggetto del Diploma:
"Terre di Tagliacozzo, Albe, Celle, Oricola, Rocca di Botte, Pereto, COLLI, Tre Monti, Rocca di Cerro, Verucchio, Cappadocia, Petrella, Pagliara, Castell'a fiume, Corcumello, Cese, Scurcola, Poggio, San Donato, Scanzano, Sante Marie, Castel Vecchio, Marano, Tarano, Tusco, Spedino, Corvaro, Castel Manardo, Sant'Anatolia, Rosciolo, Magliano, Paterno, Avezzano, Lugo, Canistro, Civita d'Antino e Cappelle".
Gli Orsini non accettarono questa decisione e continuarono a contestare l'investitura dei Colonna per altri due anni, finchè aderirono al progetto di sottoporre alla valutazione del nuovo re del Regno delle due Sicilie, Federico, la sorte definitiva delle Contee. Ascoltate le parti, Federico, emanò un Laudo il 3 Febbraio 1499 con il quale conferiva inappellabilmente le Contee di Alba e Tagliacozzo, nonchè la Baronia di Carsoli, ai Colonnesi (Archivio Colonna, fascicolo VI, numero 271).

Il Berardo di Don Paolo Panegrossi (1867)


Pubblichiamo il "San Berardo Cardinale" scritto da Don Paolo Panegrossi nel 1867, parroco di Colli di Monte Bove. Alcuni cittadini di Colli ancora ricordano questo piccolo libricino di colore rosso/ocra. Il Dr. Lauri Giacomo ci ha più volte raccontato che, il testo, oltre a contenere una ricostruzione della vita del nostro Berardo basata sulla leggenda di Giovanni di Segni, dovrebbe anche riferire di alcuni aneddoti della società civile del nostro paese del tempo (probabilmente a Pag. 133 nel capitolo Annotazioni. Tra breve si potrà scaricare tutto il volumetto, per ora l'opzione è limitata alla sola Prefazione a questo Link).
L'originale dell'opera si trova presso la Biblioteca del periodico "Civiltà Cattolica" dei Gesuiti a Roma e tutto il materiale riprodotto nel post lo dobbiamo ad Alberto MANTICA, come noto, attuale discendente del ramo femminile della famiglia Panegrossi.

Colli e la Valeria descritti da H. Swinburne (1779)


Quest'estate, nel breve periodo di ferie estive, abbiamo avuto la possibilità di consultare il volume "Voyage de Henri Swinburne dans les deux Siciles en 1777,  1778, 1779, et 1780" della Bibliothèque Royal di Parigi. Nel tomo quarto sono presenti una descrizione della Via Valeria tra Carsoli e Tagliacozzo che, in pratica, consente di definirne il tracciato di allora e, un'altrettante illuminante ritratto di Colli di Monte Bove. Dal medesimo testo si apprende che Avezzano era popolata da 2770 abitanti nel 1779.
Nell'alta Aristocrazia e nelle classi agiate europee del XVIII e XIX secolo, era molto di moda effettuare il cosiddetto "Grand Tour" dell'Italia. Di questi viaggi ci sono pervenuti molti racconti memorialistici, quasi tutti di estremo pregio letterario: insuperato capolavoro del genere resta il "Voyage en Italie" di Stendhal.
"Il 6 Marzo 1779, feci con sir Thomas Gasgoing, una piccola gita nel regno di Napoli.
Partimmo da Roma a cavallo, verso le cinque del mattino e andammo a dormire a Carsoli, piccola città mal costruita sulla china di una montagna molto ripida e all'ingresso di una gola. E' dentro i confini del regno di Napoli, perchè, esattamente più giù, nel piano, una locanda chimata il Cavaliere forma il punto di separazione tra i due stati. Questa città conserva il nome della vecchia Carsoli, benchè le rovine di quest'ultima siano distanti un miglio. Cominciammo ad accorgerci, in questo luogo, che la temperatura dell'aria di Roma ci aveva ingannati: il vento era straordinariamente freddo. Carsoli fa parte delle immense proprietà del conestabile Colonna: possiede nei dintorni trentasette signorie.
L'indomani mattina entramo nella gola stretta di Colli, e attraversammo una montagna che forma da questo lato una barriera naturale al regno di Napoli. Un esercito avrebbe molte difficoltà a forzare questo passaggio anche incontrandovi poca resistenza. La gola è ombreggiata da alberi di quercia e una foresta di faggi occupa la parte superiore di questa montagna.
Le tecniche di costruzione delle strade Romane
  LA DESCRIZIONE DI COLLI E DELLA VIA VALERIA
La salita che è di sei miglia, da Carsoli sino al Valico, è molto pietrosa, difficile ed anche pericolosa. Le rocce sono di una breccia calcarea ed estremamente scivolose. Mandrie di bovini che incontrammo resero il nostro percorso ancora più disagevole.
Arrivati a Rocca di cerro, misera frazione che è alla sommità di questa gola, intravedemmo una parte dell'Abruzzo che ci apparì molto montagnoso; vedevo montagne piene di boschi e disseminate di villaggi, una pianura molto estesa, una parte di un grande lago; il tutto circondato da un enorme cerchio di montagne. La cima del Velino coperto di neve, s'innalza in alto al di sopra delle altre, e si vede anche Roma che dista 70 miglia.
La Valeria all'uscita di Tagliacozzo
(AMI ATKINSON, Acquarello - 1908)
La discesa è molto veloce partendo da Rocca di Cerro; ma non avemmo molte difficoltà a riconoscere che le pianure dove stavamo entrando erano poste molto più in alto di quelle di Carsoli, e infinitamente di più di quelle della Campagna di Roma. Il grosso borgo di Taglia Cozzo fu il primo luogo che incontrammo scendendo. Il suo castello in rovine è collocato su un costone di roccia scosceso; le case della città alta sono costruite sul pendio: la strada che forma è la più ripida che abbia mai incontrato, anche nei posti più selvaggi della Savoia. La città bassa è più spaziosa e sembra essere meglio abitata."

Quanti Feudatari nel 1280 a Colli di Monte Bove!




















Il Re Carlo I, il 4 gennaio 1279, ordinò che tutti i Conti, Baroni e Feudatari del regno si dovessero presentare al Regio Giustiziere d'Abruzzo a Sulmona per registrare i nomi delle persone e delle terre possedute e conoscere la Tassa annuale che avrebbero dovuto assolvere.
Questo Registro dei Feudatari d'Abruzzo ci è pervenuto solo in parte così come è stato trascritto dall' arcivescovo di Matera D. Antonio Lodovico Antinori nel Vol II dell'opera "Memorie Istoriche delle tre Provincie d'Abruzzo", Napoli, 1782.
A partire dall' Aprile 1280, settima indizione, tutti i Feudatari si recarono o si fecero rappresentare presso il Regio Giustiziere e, il giorno 27 Aprile al foglio 89 del registro sono ascritti a Pandolfo, Andrea, Matteo e Gerardo diritti per la terza parte di 11 oncie per il Castello di Colle e Luppa. Il giorno successivo, al foglio 90, in corrispondenza della alinea dedicata a Colle e Luppa, sono presenti almeno altri nove feudatari, anche se in questo caso non sono indicate le tasse individuali da corrispondere ma, vengono inseriti nelle tre Terre precedenti che, collettivamente, sono considerate come equivalenti a un Feudo di un Milite e mezzo.
Come si evince dalla figura in alto a sinistra, sul rigo di Carsoli, anche se individuata come Città, non è associato alcun Feudatario (links ai fogli del Registro per Pietrasecca, Poggio Cinolfo e Tufo). Questo è un ulteriore elemento che rafforza la tesi già espressa nel Post I ...Fuochi di Colli di Monte Bove" (22 Luglio 2009), che Colli nel Primo e Tardo Medio Evo recitò un ruolo preponderante nell'economia e nella storia dell'odierno carseolano.
Sempre nel medesimo testo vi è una digressione sulla via Valeria, il cui tratto angusto da Colli sino al Valico del Monte Bove, indusse Corradino, per raggiungere Tagliacozzo, a Carsoli, a deviare verso la Valle di Luppa. Tesi già sostenuta da Muzio Febonio nell'Historia Marsorum; da apprezzare tuttavia con cautela, sia per l'argomentazione risibile "...essendo tra dirupi sì stretta che appena vi potiano capire due persone...": se era così impervia la Valeria, strada consolare e comunque unica direttrice di acesso alla terra dei Marsi da occidente, si può facilmente immaginare come fosse ancora più accidentato il percorso per la Valle di Luppa; sia perchè si può anche pensare che il Castello di Colli, a difesa del passaggio, fosse controllato da forze fedeli a Carlo d'Angiò. Più plausibile appare l'ipotesi che Corradino abbia volutamente bypassato il valico di Monte Bove per posizionarsi sulle alture di Poggio Filippo e Scurcola Marsicana, in una posizione geostrategicamente favorevole rispetto alle truppe angioine attestate in massa tra Tagliacozzo e i campi Palentini.
Infine pubblichiamo un'ipotetica ricostruzione del Castello di Colli che ci ha inviato il Prof. Sandro Crisi. Lo vogliamo qui ringraziare sentitamente per questo lodevole contributo.

Il Gusto in Piazza 08 - 08 - 2010 a Colli

Clicca sulla foto per vedere lo slide

Il film dagli Appennini alle Ande girato a Colli

Il film Dagli Appennini alle Ande, diretto da Flavio Calzavara del 1943 è stato in parte girato a Colli di Monte Bove. Gli... attori non professionisti di Colli erano: Bruno Santarelli (il destinatario della missiva), Anastasi Berardo (il postino) e Di Giacomo Vincenzo (con i baffi).
(Si ringrazia Francesco SALVADEI che ci ha gentilmente messo a disposizione il film).


 LA TRAMA. - Per ritrovare la mamma, bimbo s'imbarca clandestino da Genova per l'Argentina. La attraversa tutta finchè non la trova malata. Diligente illustrazione di un famoso racconto del Cuore (1886) di De Amicis, il film ne conserva lo schema e l'impianto patetico. I momenti più riusciti sono quelli in cui si discosta dal testo. Il protagonista diventerà uno dei migliori doppiatori italiani.

IL CAST - Leda GLORIA, Cesare BARBETTI, Nino PAVESE, Margherita DEL PLATA, Nino MARCHESINI, Renato CHIANTONI, Amalia PELLEGRINI, Cesco BASEGGIO, Ada COLANGELI, Mario SILETTI, Pietro TORDI, Marie GLORY, Lina TARTARA MINORA.
Drammatico, b/n, Durata 90 minuti - Italia 1943. 



La "Locandina" originale del Film

Copertina del
Libro "Cuore" di
Edmondo de Amicis












Il racconto completo "Dagli Appennini alle Ande" in MP3

Video Processione di Colli e Conferenza in .AVI























  La Conferenza di Carsoli del 30 - 04 -2010                               Processione di S. Berardo del 01 - 05 - 10
                                                                                                                 Visualizzabile anche in Megavideo

La Conferenza del prof. Jacques Dalarun, Direttore di ricerca al CNRS di Parigi, tenuta a Carsoli il 30 Aprile 2010, "San Berardo, vescovo dei Marsi: una nuova arte di governo", è ora scaricabile in formato .avi al link evidenziato più in alto a sinistra. Con un collegamento ADSL a 7 Mega sarà necessario attendere circa 25' per completare il download.
La Processione di San Berardo del 1 Maggio 2010 a Colli di Monte Bove è anch'essa acquisibile dal server del blog, seguendo il collegamento ipertestuale collocato al disotto della foto in alto a destra, in formato .avi. Il tempo d'attesa con ADSL a 7 Mega, per ottenere il file video completo, sarà di circa 15'.
Per la Processione è attiva anche l'opzione della visualizzazione diretta da Magavideo.

Foto Colli di Monte Bove presa da un elicottero

"Si! Festeggiamo un vero Santo"

dalla nostra inviata alla conferenza di Carsoli
Raffaella Girlando

Il 30 Aprile 2010 presso la Chiesa del Carmine di Carsoli alle 18,00 ho avuto l’onore di partecipare alla conferenza tenuta dal Prof. Jaques Dalarun; emerito medievalista di fama mondiale, nonché Direttore di Ricerca al CNRS di Parigi; su “ San Berardo, vescovo dei Marsi una nuova arte di governo”.

Nel 1080 proprio nella nostra Colli di Monte Bove ebbe i natali San Berardo venerato amabilmente dai suoi compaesani che da secoli con devozione portano avanti attraverso la Confraternita riti  quotidiani (pensiamo alla statua lignea che viene ospitata in casa per tutto l’anno da una famiglia che gli offrirà preghiere quotidiane per poi passarla il primo maggio successivo ad un’altra casa che l’accoglierà con fede) per onorare la figura del Vescovo che ha fatto tanti miracoli in vita e dopo la morte.
A fare gli onori di casa e a sottolineare la solennità della Conferenza è stato il nostro amato Don Enzo seguito dal Sindaco Mazzetti che ha introdotto la partecipazione inattesa del neo presidente della Provincia Antonio del Corvo anch’egli facente parte della Confraternita di Celano dedicata al Santo.
Il Prof. Dalarun è stato introdotto dal Prof. Maurizio Anastasi che a seguito di “un’amicizia nata su internet”, così la definisce modestamente, ha invitato lo studioso a parlarci della vita, dei miracoli e del modo in cui fu fatto Vescovo il Nostro San Berardo.
In realtà dobbiamo ringraziare in primis proprio il prof. Maurizio Anastasi che grazie alle sue continue ricerche e studi ci ha permesso di arrivare a questo incontro.
Tra gli invitati era presente anche il Vescovo dei Marsi Santoro che ha concluso la conferenza.

Il Prof. J. Dalarun studioso in particolare di San Francesco casualmente si imbatte nella vita del nostro Santo Berardo e se ne incuriosisce tanto che gli dedica  tre libri l’ultimo sulla vita e sui miracoli, che prossiamente sarà pubblicato in italiano dalla casa editrice Viella.

 “Essere qui con mia moglie questa sera è un onore e la vostra presenza una benedizione” “La vita è strana e talvolta la vita è bella ne ho avuto la prova con il messaggio che Maurizio Anastasi mi inviò il 15/12/2009 chiedendomi se poteva inserire una traduzione del mio contributo al volume in omaggio al mio maestro P. Toubert sul suo Blog….. il progetto si è irrobustito sempre di più….”
queste le prime parole del Prof. Dalarun e dopo l’applauso caloroso improvvisamente è calato un mistico silenzio. Tutta la platea che assisteva ascoltava con devota attenzione e interesse ciò che veniva raccontato con passione.
Era la storia di uno di noi. Di Un uomo della nostra terra.
Il fulcro della conferenza è trovare la novità del messaggio che San Berardo ha lasciato nel suo tempo.
“Lui apparteneva al lignaggio dei Conti dei Marsi nasce da Berardo e Teodosia” - continua il professore - “ e fu educato in seno al capitolo di Santa Sabina la Cattedrale della diocesi dei Marsi collocata a Civitas Marsicana sotto il Vescovo Pandolfo.
Con il consiglio del padre e del Suo Vescovo fu inviato ad effettuare gli studi a Montecassino nel 1100 nel tempo dell’Abate Oderisio dove vi restò per 6 anni. Nel 1106 da Pasquale II ricevette il diaconato e alla fine del 1106 fece parte della corte del Papa nel suo viaggio in Francia; nel 1108 diventò Conte della Campagna Romana nominato dal Pontefice e nello stesso anno si trovò di fronte alla rivolta violenta di Colonna e fu rapito e buttato in una cisterna a Palestrina ma miracolosamente il Cavaliere Giovanni Petrella venne a liberarlo. Successivamente dimorò nuovamente in Curia.
La diocesi dei Marsi intanto era tenuta da Siginolfo che era stato nominato dall’antipapa Clemente III. Nel 1110 Berardo fu ordinato Prete Cardinale eletto e consacrato Vescovo dei Marsi “Una carriera molto veloce” - apostrofa il Prof Dalarun – “Mise allora tutta la sua energia al servizio della sua diocesi in particolare dei più poveri, sradicò la simonia, riformò i costumi del clero, impose il Primato della chiesa Cattedrale di Santa Sabina.
Lottò contro le unioni incestuose e poligame, e come dice la leggenda “in seguito non si sarebbe potuto trovare sul territorio della diocesi nè un chierico nè un laico e quasi nessuna donna peccare pubblicamente dei vizi appena menzionati”.
Scomunicò un grande numero di baroni e tiranni e fu quindi la preda di molti tentativi di cattura e assassinio, otto volte fu espulso dalla sua diocesi.
Nel 1114  Pasquale II in una lettera manifestò il più grande sostegno al Vescovo dei Marsi Berardo e precisò i limiti della diocesi, il diritto esclusivo del Vescovo sull’ordinazione dei preti, la consacrazione delle chiese, la detenzione delle decime o delle offerte. Il Papa inoltre condannò i monaci che pretendevano di dispensare il battesimo, l’unzione dei malati, di confessare i fedeli o di amministrare l’Eucarestia alle persone scomunicate….nel 1114 il papa Pasquale II conferma il primato di Santa Sabina come sede Episcopale….”
Mentre il Prof Dalarun continua il suo racconto mi volto e osservo la folla incantata che assiepa la chiesa. Sono tutti rivolti con lo sguardo all’ affascinante figura di questo uomo francese sorridente che con la più grande semplicità, chiarezza e con maestria interessa anche i più scettici alla vita, alle opere e al messaggio del grande Santo.
San Berardo operò nel nome della Carità e contro la “Privatizzazione delle Chiese”  e meritò certamente la Santità non solo per i suoi innumerevoli miracoli ma soprattutto per la Fama Sanctitatis e per la traslazione del suo corpo all’interno della Chiesa..
“Si!!! festeggiamo un vero Santo”
Conclude il Prof sottolineando il modello del Pastorato di San Berardo ”…era un buon pastore, tutti i suoi nemici erano i membri della sua casta aristocratica e da quando fu proclamato a Vescovo nel 1110 Berardo si è spogliato della sua appartenenza vestendosi di umiltà e delle virtù pastorali, affermava di essere più piccolo di tutti gli altri… diceva di essere Minore. Fu il Padre dei poveri già più di un secolo prima di San Francesco. Il Governo di Berardo fu un’Offerta e una Passione”

A conclusione del suo intervento il Vescovo Santoro sottolinea l’affascinante figura del professor Dalarun che dall’inizio alla fine del suo racconto è stato accompagnato da un sorriso e un volto sereno.
Il Vescovo Santoro che ricopre la stessa carica di San Berardo dice “ oggi a confronto mi sento ancora più piccolo” e un affettuoso applauso lo interrompe.
Il Vescovo Santoro elogia la manifestazione e incita tutte le autorità presenti a prendersi carico di investire in cultura e arte sempre di più.
Al termine, il Prof. Dalarun viene omaggiato di un raro libro dell'800 e di un lavoro sulla storia locale dei ragazzi delle scuole di Carsoli.

Il Nuovo "Totum" diretto da Jacques Dalarun

Il Prof. Jacques Dalarun sarà a Roma alla Pontificia Antonianum il 29 Aprile 2010 a presentare il nuovo "Totum" di San Francesco edizione dell'VIII centenario. A queste sources franciscaines hanno collaborato studiosi francesi e stranieri, dall'Università San Bonaventura dello Stato di New York, all' Antonianum di Roma.
Questo lavoro editoriale costituisce un avvenimento a diversi titoli. Tutti i testi sono stati tradotti da un'équipe di specialisti con nuove introduzioni. Alcuni testi sono diventati accessibili e tradotti per la prima volta in francese. Indici e concordanze sono strumenti che completano con rigore e chiarezza l'insieme di quest'opera.
(Tratto dalla quarta di copertina di Francois d'Assisi, écrits, vies. témoignages, éditions franciscaines-éditions du Cerf, 2010)
 

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